IL MORTO DEL MESE

lunedì 13 dicembre 2010

James Moody (1925-2010)

SAN DIEGO, STATI DEL SUD, STATI UNITI D'AMERICA - Muore oggi il simpatico James Moody, sassofonista, flautista, cantante jazz, bahá'í.

Suonatore di Be bop incallito, ce lo ricordiamo per il suo stile fortemente influenzato da Charlie Parker e per i suoi capelli ricci. Ora, ve la ricordate I'm in the mood for love, canzone tradizionale che tutti i jazzisti suonavano negli anni '30-'40-'50? Beh, nel 1949 il fu James la stava suonando in Svezia, quando Eddie Jefferson capì che nel suo assolo c'era qualcosa di straordinario, scrisse un testo e ne nacque una nuova canzone: Moody's Mood for Love. Qui una versione strumentale e qui un bellissimo live insieme al suo amico Dizzy. Il pezzo, uno dei primi esempi di Vocalese, diventò così famoso che tutti iniziarono a cantarlo e a farne la cover, ma proprio tutti tutti, da Amy Winehouse a uno dei vincitori di American Idol. Che culo, oserei dire. Fatto sta che in questa maniera il caro James si assicurò la vecchiaia e potè insegnare musica, rilasciare interviste in Italiano, e dedicarsi alla meditazione.

Moody così, come il fu Dizzy e tanti altri jazzisti, era un membro della religione Bahá'í, religione monoteista nata in Persia (ora Iran) che crede che le varie religioni facciano tutte riferimento allo stesso Dio, che si rivela ogni tanto parzialmente. Inoltre è una religione che sostiene che bisogna sostenere la scienza, gli operai debbano partecipare direttamente agli utili delle aziende, donne e uomini sono uguali, i beni del sottosuolo sono un bene dell'umanità e non possono avere un padrone, non può esistere il clero professionale, accetta donazioni solo dai fedeli etc. etc. Ovviamente in Iran appartenere a questa pericolosa religione è un reato punibile con la  morte e questo molto probabilmente spiega la scarsa diffusione del bebop in quelle lande. Se state progettando il prossimo week end da quelle parti, abbandonate i vostri vinili a casa e accontentatevi di un po' di sweep picking persiano.

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Morirono così