IL MORTO DEL MESE

giovedì 9 giugno 2022

Gonzalo Artemio Lopez (1976-2022)

JOURDANTON, TX - Questa è una di quelle storie che meritano di essere raccontate, una di quelle storie che ci fanno capire come per alcuni (per quanto, umanisticamente, si desideri pensare il contrario) non è possibile una riabilitazione, una di quelle storie che ci fanno ritenere che abbiano ragione gli americani e che la soluzione migliore sia una friggitura letale (della serie "togli il dente, togli il problema"). Gonzalo Artemio Lopez era avvezzo a frequentare le galere americane sin da ragazzo. Nel 1994, fu arrestato per aggressione aggravata, possesso di marijuana, mancato soccorso post-investimento e guida senza patente: il risultato fu un arresto per otto anni. Qualche anno più tardi, il nostro eroe iniziava a lavorare per il cartello della droga di Tamaulipas, nel Messico: il suo "datore di lavoro" era il boss Juan Lerma, il quale gli ordinò di rapire tal Jose Guadalupe Ramirez dalla sua abitazione di Weslaco, nel Texas, colpevole di non avergli rimborsato i ricavi su vendita di droga per un totale di 40.000 dollari. A seguito del rapimento, Lopez chiamò la moglie del Ramirez per chiederle il riscatto. La moglie gli diede tutto quello che aveva: ovvero tre auto (ma quante cazzo di macchine c'hanno a famiglia, 'sti texani?), la droga che il marito non aveva ancora venduto e soldi in non specificata quantità, ma Lopez ebbe un colpo di genio: dette a Lerma le auto, ma si tenne droga e soldi. Il boss, vedendosi ripagato con sole tre merdose auto usate, ordinò quindi a Lopez di uccidere il rapito, compito che il nostro campione fu felice di svolgere, con la mai troppo abusata modalità nota come "picconate sulla testa", per poi seppellire il cadavere in un boschetto. Un annetto dopo, qualcuno fece una soffiata e Lopez fu arrestato: la moglie di Ramirez non l'aveva però mica ammazzata e lo riconobbe come il tale che era entrato in casa e le aveva rapito il marito. Prognosi: ergastolo per omicidio di primo grado e rapimento aggravato. La storia sarebbe quindi finita in carcere se non fosse che nello scorso mese di maggio, nel bus su cui viaggiava assieme ad altri detenuti, per andare a fare controlli medici, Lopez è riuscito a liberarsi dalle manette, a distruggere la paratia metallica che divide il guidatore dal carico, a pugnalare l'autista del mezzo, a lottare con gli altri agenti carcerari presenti a bordo per poi scendere e allontanarsi, seguito sempre dagli stessi. Poi è riuscito addirittura a mettersi alla guida dell'autobus, che nel frattempo si era svuotato di ogni sbirro e poi, dopo che i poliziotti gli hanno forato i copertoni, ha dovuto lasciare il mezzo e scappare nei boschi, entrando di diritto nella top ten dei fuggitivi più ricercati del Texas. C'è da dire che stavolta agli agenti della polizia carceraria è andata di lusso, visto che nessuno di loro è morto, ivi compreso l'autista le cui pugnalate infertegli (?) non erano letali. Dopo tre settimane di fuggiaschitudine, però, forse stanco di mangiare bacche e insetti, Lopez ha deciso di tornare allo scoperto ed è così entrato nel ranch dei Collins, a Centerville, nel Texas, dove ha quindi ammazzato a colpi di pistola nonno Mark e quattro dei suoi nipoti, rispettivamente di 18, 16, 11 e 11 anni e ha rubato qualche fucile automatico (God bless America!) e un pickup. Inutile dire che, se ne stiamo parlando, questa volta la latitanza non è durata tanto. Il pickup rubato, infatti, è stato notato in giornata dalle forze dell'ordine ed è partita l'ennesima fuga tipo film action, con tanto di spilloni fora-ruote, ruote forate, Lopez che continua ad andare con le ruote forate, macchina che sbanda e sbatte contro un palo, proiettili che schizzano di qua e di là, Lopez forato dai proietti. Sì, lo so: non sono granché bravo a raccontare i finali!

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Morirono così