MILANO, ITALIA -
Dopo Roger Ebert se ne va un altro storico critico cinematografico, questa volta nostro conterraneo: Morando Morandini, autore, fra le altre cose, del celebre dizionario dei film che porta il suo nome, Il Morandini appunto. Potremmo per l'occasione disquisire sull'inutilità del mestiere del critico cinematografico (vuoi sapere se un film è bello o meno? Veditelo!), ma non lo faremo. Il nostro punto di riferimento in questo rimane lui, anche se ormai è diventato un trekkie del cazzo. Morandini ebbe anche un'esperienza come attore: partecipò infatti al film di Bertolucci Prima della rivoluzione ("Uno dei due o tre migliori esempi del giovane cinema italiano negli anni '60", a detta dello stesso Morandini). A proposito di rivoluzione, suo figlio Paolo, che militava nella Brigata XXVIII marzo, fu uno dei figli di papà arrestati per l'assassinio del giornalista Walter Tobagi; subito "pentito", sputtanò gli ex compagni e si fece appena tre anni di carcere. Si usa dire che il cinema è una finestra sul mondo. In teoria ogni film può essere un punto di vista sul mondo, sulla società, sulla vita. Si potrebbe dedurne che, a modo suo, un critico è un importante testimone del proprio tempo. Il che non m'impedisce talvolta di avere il sospetto di aver passato la vita guardando un muro, e un lenzuolo bianco sopra quel muro, voltando le spalle alla realtà.link |
sabato 7 novembre 2015
Morando Morandini (1924-2015) |