ZURIGO, SVIZZERA - Lo ribadiamo: non è colpa nostra se negli ultimi giorni muoiono soltanto leggende della musica. Certo, alcuni tra voi potranno asserire che sono morti altri grossi nomi appartenenti ad altre categorie, ma se abbiamo qualche minuto libero per poter scrivere qualcosa e dobbiamo scegliere tra il più grande chitarrista blues bianco di sempre (o per lo meno il più bianco) ed un premio Nobel che mai nessuno ha sentito nominare, la scelta è di un'ovvietà strabordante. Johnny era un chitarrista notevole: suonava la Firebird, ha jammato con Jimi, ha prodotto tre album capilavori di Muddy Waters (i quali vinsero ben tre Grammy e videro la partecipazione anche del chitarrismo di Johnny), si è esibito a Woodstock e ci ha sempre consapevolizzati all'idea che anche un albino possa possedere un cuore blues. Certo, i suoi trascorsi da eroinomane avevano già da tempo fatto inflaccidire i suoi tatuaggi ma, ciononostante, Johnny ha continuato imperterrito a suonare fino all'ultimo (è morto in un hotel di Zurigo mentre era in tour), a differenza di alcuni bluesmen ben più scuri di lui (non faccio nomi) che è trent'anni che annullano tournée su tournée e poi non muoiono mai.
link
|