IL MORTO DEL MESE

giovedì 19 gennaio 2012

Johnny Otis (1921-2012)

LOS ANGELES, CALAFOGNA - E chiudiamo l'odierno trittico di defunti musicali spendendo ora due parole su Johnny Otis. Otis, al secolo Ioannis Alexandres Veliotes, musicista californiano di genitori greci, da molti considerato il padrino del Rhythm and Blues, ha passato tutta la sua vita a cantare, suonare (pianoforte, batteria, vibrafono e percussioni varie), djare, produrre dischi, arrangiarli, scoprire nuovi talenti, organizzare tournée e chi più ne ha, più ne metta.

Suo è, ad esempio, il noto brano del 1958 Willie and the Hand Jive. Sue scoperte furono Etta James, Jackie Wilson, Hank Ballard, Big Jay McNeely, Big Mama Thornton, Little Richard, Little Esther, Little Willie John, Little Tony, Hitler Tony. Potete facilmente notare che, a parte gli ultimi due, tutti i musicisti da lui lanciati erano di razza negroide, il perché è presto detto. Otis scelse in maniera irrevocabile di vivere come membro onorario della comunità afro-americana:
As a kid I decided that if our society dictated that one had to be black or white, I would be black.
Che grand'uomo. Suoi, infine, erano i baffi e il becco di Frank Zappa, ma lasciate che vi spieghi... quest'ultimo dichiarò in un'intervista di essersi ispirato proprio a lui:
It looked good on Johnny Otis, so I grew it.
Per salutarlo degnamente, aumentate il volume ed ascoltatevi The pissed-off cowboy, pezzo tratto dall'unico album del suo progetto Snatch & The Poontangs, progetto (che come i già oggi accennati Squallor) nasceva dal bisogno di scrivere canzoni stracolme di testi sessualmente espliciti e parolacce assortite.

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Morirono così