IL MORTO DEL MESE

lunedì 30 settembre 2024

Kris Kristofferson (1936-2024)

HANA, MAUI -
Like a bird on the wire, like a drunk in a midnight choir, I have tried, in my way, to be free.
Come mai, vi chiederete, iniziamo il necrologio di Kris Kristofferson con questi immortali versi di Leonard Cohen? È presto detto: Kristofferson ha più volte dichiarato che è ciò che vorrà scritto sulla lapide. E sì, lo sappiamo benissimo che di country non ve ne frega granché... ma, sapete? Fanculo! Se non vi sta bene, andatevi a leggere la recensione dell'ultima puntata di X-Factor e bona lì! Ok, scusateci lo sfogo, ma è un tristissimo giorno per questa musica così dannatamente americana che di solito agli italiani sta sul culo ma che a noi in redazione, invece, sta particolarmente a cuore: con Kristofferson, infatti, se ne va un'icona, una vera e propria leggenda del genere che, a differenza di gran parte dei suoi colleghi racchioni, ha avuto anche non poche soddisfazioni nella carriera d'attore, visto che l'era propr' un gran figon'. Kris Kristofferson, dicevamo, era principalmente un cantautore di quelli che con voce, chitarra e poco altro riescono a dipingere notti stellate al profumo di stallatico e il suo trapasso non può non essere che invito a un momento di mesto raccoglimento per riflettere sui suoi più grandi successi, che ebbero ancora più successo quando rifatti dai colleghi. Una cosa che non tutti sanno, però, è come il buon Kris si fece strada a suon di canzoni: dopo i primi singoli di ben poco successo, incontrò June Carter e le diede una cassetta da far ascoltare al marito. Passano le settimane e niente (Cash ovviamente aveva smollato la cassetta su un cumulo di roba da ascoltare in futuro e lì rimase ad impolverarsi), così Kristofferson, che era pilota d'elicottero, decise di atterrare nel giardino di Johnny Cash e, da cosa nasce cosa, quest'ultimo finì col registrare Sunday morning coming down. True story, bro! Beh, che possa per sempre riposare in pace, amen.

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Morirono così