LOCALITÀ IGNOTA - Norman Surplus (che nome cazzuto!) non volerà più: il canchero che lo colpì nei primi 2000 alla fine ha avuto il sopravvento. Certo, c'è da dire che l'epopea di Surplus diventa meritoria di menzione solo perché il nostro, per trovare un senso alla propria esistenza after-cancro, decise di impegnarsi anima e corpo in una missione: quella di fare il giro del mondo in autogiro, fatica che è durata la bellezza di nove anni. Ma com'è che c'ha messo tanto? È presto detto: Norman partì da Larne (in Irlanda del Nord) nel 2010 e sorvolò, nell'ordine, Francia, Italia, Grecia, Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Pakistan, India, Bangladesh, Tailandia, Malesia, Filippine e Giappone. Avrebbe dovuto poi attraversare la Russia per sorvolare infine l'Atlantico e raggiungere gli Stati Uniti, ma il suo permesso di volo nei cieli di Santa Madre Russia scadé... scadette... insomma... non era più valido, così nel 2013 il nostro eroe si appellò direttamente al simpatico Vlamidir Putin per ottenerne uno nuovo ma, ahinoi, il clima geopolitico mondiale (non so se ve ne siete accorti) non è stato dei migliori in questi ultimi anni, perciò i nuovi permessi tardarono ad arrivare. Norman così decise di spedire il suo mezzo negli Stati Uniti per riprendere il viaggio da lì, cosa che avvenne nel 2015: e vai con le transvolate di Stati Uniti, Canada, Groenlandia e Isole Faroe, fino a raggiungere nuovamente il Regno Unito e tornare così a casa. Poi, nel 2019, accadde l'impensabile: Putin, con un gesto degno di un uomo dal cuore d'oro quale lui è, si decise finalmente a dargli il permesso di sorvolare i cieli russi e così il Surplus dell'aviazione prese nuovamente il volo: dall'Irlanda del Nord, volò attraverso Paesi Bassi, Germania, Polonia, Lituania ed Estonia, accedette finalmente in territorio Russo, per poi atterrare, dopo la transvolata oceanica, in Oregon. Sta di fatto che, essendo durato quasi un decennio, il suo viaggio non ha potuto concorrere per il record di velocità del giro del mondo in autogiro, così un altro tizio, qualche mese dopo, glie l'ha soffiato: che ingiustizia!
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