IL MORTO DEL MESE

domenica 11 gennaio 2015

Francesco Rosi (1922-2015)

CINECITTA', ROMA - Con Francesco Rosi perdiamo l'ultimo dei grandi registi italiani, sempre ammesso che non vogliamo includere nel novero i Vanzina. No vabbé, celie a parte, qualche pezzo grosso ancora ce l'abbiamo (anche se al momento mi vengono in mente soltanto Olmi e Squitieri)... ciò non toglie che Francesco Rosi ha rappresentato, per il cinema italiano del tempo che (ahinoi) fu, una voce coraggiosa e scomoda. Non vi ci vorrà poi molto per evincere che, da Salvatore Giuliano a Lucky Luciano, passando per Le mani sulla città, Il caso Mattei, Uomini contro, Cadaveri eccellenti e Cristo si è fermato a Eboli, il compianto Rosi ha sempre (o quasi) narrato dei legami tra stato e malaffare, tema sempre attuale in questa nostra Italietta de stocazzo. Proprio per via del suo cinema impegnato se non, come affermava egli stesso, "militante" è stato più e più volte ostracizzato, denunciato, censurato e... pensate, pensate, proprio qui in Italia, nel paese in cui in questi ultimi giorni, tutti, ma proprio tutti (ah ah ah, scusate ma non ce la faccio) si sono impavidamente riscoperti sostenitori della libertà di espressione, alé.
Abbiamo contribuito, con le nostre riflessioni, analisi, descrizioni di comportamenti, alla politica del paese. I governanti italiani, proprio per questo, non hanno mai amato veramente il nostro cinema e, di fatto, si sono rifiutati di aiutarlo. Eppure, esso è stato fra le poche cose valide che abbiamo esportato. Certo, un film non avrà mai le possibilità che sono proprie di altri meccanismi di persuasione. Ma esprime, se non altro, una volontà di intervenire in cose che ci riguardano da vicino. La politica la devono fare solo i politici di professione, forse? No, la dobbiamo fare tutti e spesso i cineasti, come gli scrittori, sono riusciti a precedere i politici.
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Morirono così