IL MORTO DEL MESE

mercoledì 18 aprile 2012

Carlo Petrini (1948-2012)

LUCCA, ITALIA - Pare che questo Petrini fosse uno tosto: giocava in squadre forti, era ricco, era bello e aveva anche vinto una Coppa dei Campioni. Purtroppo si venne presto a sapere che oltre a tutte le summenzionate caratteristiche egli era anche un ladro, un dopato, un imbroglione, un bugiardo e un comunista, ma vi assicuro che non era una pornostar. Ma andiamo con ordine: Petrini era un calciatore famoso, ma un bel giorno fu beccato per aver commesso diversi illeciti sportivi ("ero un mercenario che pensava solo a drogarsi, scopare, incassare assegni e alterare risultati") e squalificato per tre anni. A questo punto il bel Carlo decise di dedicarsi al mondo degli affari: aprì una società finanziaria che andava così bene che fu infine costretto a fuggire oltralpe, inseguito da usurai e malavitosi di ogni genere. Durante il suo esilio-premio in Francia, la vita del nostro eroe venne funestata da un'altra tragedia: il figlio diciannovenne si ammalò di tumore al cervello, ma, nonostante il pubblico appello di questi per rivedere il padre, Petrini decise che era più saggio rimanere dov'era e lasciò morire il figlio da solo, salvo dedicargli anni dopo un libro di poesie.

Sembrava la fine per Petrini, ma lui si reinventò scrittore e con una piroetta degna della miglior Carla Fracci cominciò a buttare merda a tutto quello che tanti anni prima era stato il suo mondo (facile dopo che ti hanno beccato), scrivendo libri su doping, scommesse, partite truccate e quant'altro. Questi i titoli migliori: Nel fango del dio pallone, Il calciatore suicidato (libro-inchiesta sulla morte di Bergamini) e Calcio nei coglioni; sulla sua vita è stato girato persino un documentario, dal titolo Centravanti nato.

Vi lasciamo con un'emblematica profezia ripresa da una sua recentissima intervista:
Il pallone esploderà per il connubio con la malavita e quando arriverà lo scandalo dei giocatori gay.
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Morirono così