MOSCA, RUSSIA - "Ehi, questo paese non è abbastanza grande per due come noi!" Questo è più o meno quello che disse il compagno di banco al papà di Vladimir, che così abbandonò la Polonia per trasferirsi in Russia. Vladimir non dimenticò mai l'esperienza del padre, ma ciò non gli impedì di vivere una vita da vero russo. Studiò teatro fino a diventare un pezzo grosso nel campo. A quel punto però gli altri teatranti che non lo vedevano da un po' gli dissero: "Perché sei tornato?" e lui "Perché? Chiesero la stessa cosa a un tale che era salito a piedi nudi su un cactus" e loro "E lui cosa rispose?","Che da principio mi era sembrata una buona idea". Beh dopo poco Vladimir cambiò idea e, messo il piccio, decise di diventare un regista. Per fortuna nella vecchia Unione Sovietica le possibilità non mancavano e tutti potevano essere registi. Fu così che ebbe inizio la carriera altalenante del regista Motyl, tra un film che piaceva al regime e uno non gradito che si rivelava una maledizione per la sua vita, Vladimir ebbe finalmente in mano il copione che lo rese famoso in tutto il mondo: Белое солнце пустыни (Il sole bianco del deserto), il primo dei suoi film Western russi o forse è meglio dire film Eastern. Ambientazioni desertiche, cazzutaggine dei protagonisti, sparatorie selvagge a cavallo rendevano questo film il primo di una lunga serie di film pronti a scrivere un'epopea propria della Madre Russia. Beh oggi quest'uomo, che da allora ha ricevuto caterve di premi, spira l'ultimo esile respiro. Caro Vladimir, se Lucifero si facesse vedere, digli di andare al diavolo.
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