IL MORTO DEL MESE

venerdì 17 maggio 2013

Jeorge Rafael Videla (1925-2013)

CAMPO DE MAYO, BUENOS AIRES, ARGENTINA - Disappare per sempre l'ex dittatore argentino Jeorge Rafael Videla, tornato recentemente sulle pagine della cronaca con l'elezione del nuovo papa. Tutti infatti si chiedevano se Papa Francesco oltre ad avere una faccia simpatica avesse o meno appoggiato il regime di Videla. Tra accuse e smentite, molti avevano individuato in questa dubbia foto, la prova che lo avrebbe inchiodato per sempre, ma anche se fosse stata davvero una prova schiacciante, quando mai una foto ha avuto il potere di bloccare una santificazione?

Ma parliamo un po' del defunto: quello che possiamo dire di Rafael Videla è che era un visionario e come tutti i visionari non è stato compreso dai posteri, mentre i suoi contemporanei l'hanno capito e apprezzato moltissimo. D'altra parte chi non lo apprezzava (circa 30mila persone) veniva torturato, ammazzato o spariva nel nulla senza che di lui fosse mai fatta menzione in alcun documento. Se questo non bastasse a fare di Videla il vostro cattivo preferito, immaginate che i figli degli scomparsi venivano affidati a famiglie amiche del regime in modo che potessero essere cresciuti nella maniera adeguata. In qualche caso i genitori adottivi erano addirittura tra quelli che avevano ucciso i genitori naturali dei bambini.

Tutto questo era per Videla la chiara soluzione ad un periodo di tensione in Argentina, che Jeorge risolse con un colpo di stato, il processo di riorganizzazione nazionale, l'eliminazione di un bel po' di diritti umani, ma anche l'organizzazione dei mondiali di calcio con la vittoria da parte dell'Argentina e l'immagine di un paese fresco, tranquillo e aperto a finanziamenti esteri.

Il regime di Videla è anche particolarmente famoso per i metodi di tortura applicati, che fecero scuola per tutti i torturatori a venire; oltre alle cose più prevedibili come: scariche elettriche su genitali, gengive etc., ustioni con sigarette e lanciafiamme, rottura di mani e piedi, spille ficcate qui e lì nei corpi dei torturati, pestaggi con sacchi di sabbia, affogamento nella merda e nel piscio, stupri davani ai parenti; Videla lasciava i prigionieri bendati e legati per giorni e organizzava workshop di approfondimento con ex nazisti e specialisti della tortura internazionali.

Ad un certo punto però anche gli altri militari volevano comandare e così con un colpetto di stato lo tolsero dal potere. Qualche anno più tardi arrivò la democrazia e tutti i dittatori argentini di colpo vennero processati. Nonostante una condanna all'ergastolo, Videla rimase in carcere solo cinque anni, poi arrivò l'indulto del presidente Menem che spiegò di averlo fatto "per poter ricostruire il paese nella pace, libertà e giustizia". Passano 8 anni e un giudice testardo decide di processarlo per il rapimento dei bambini di tutti i desaparecidos ed ecco che arriva una bella condanna a 38 giorni di carcere e poi subito gli arresti domiciliari. Bisognerà aspettare il 2007 perché gli argentini si accorgano che l'indulto di Menem era incostituzionale e che quello non era l'unico ergastolo che Videla avrebbe dovuto scontare, anche perché il defunto Jeorge non ha mai smentito nulla, ha ammesso le stragi, non si è mai pentito con la coerenza che alcuni potrebbero definire propria di un vero visionario, altri, con un filo di precisione in più, di una merda di uomo.

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Morirono così