IL MORTO DEL MESE

sabato 1 dicembre 2012

Osvaldo Paniccia (1932-2012)

TERRACINA, ITALIA -
L'arte dev'essere qualcosa di universale. La gente deve capire subito il quadro.
I sempre più numerosi artistoidi post-tutto, sempre così presi dall'"impulso" di scioccare il pubblico e riempire le gallerie d'arte con le proprie masturbazioni mentali, potranno trovarsi in disaccordo e giustificarsi con l'ormai vecchissimo motto "Tutto è stato già detto." Beh, niente e nessuno vieta di ridire una cosa già detta: magari sarà detta meglio, magari peggio, di sicuro sarà detta in maniera diversa, quindi nuova. Prima di aggiungere altro, proviamo però a chiarire un concetto fondamentale: cos'è l'arte. Sebbene non credo esista la risposta definitiva a questa domanda, ritengo che definire l'arte come espressione estetica della propria interiorità sia un buon punto di partenza. In questo, un Osvaldo Paniccia non è meno "arte" di quanto non lo sia un Mark Kostabi preso a caso, al contrario! Se, infatti, da un lato vediamo l'espressione naturale di un uomo che dipinge ciò che per lui è importante (la sua costa, la sua vita, i frutti della sua terra e del suo mare), dall'altro vediamo un tale che fa dipingere le "sue" opere da altra gente per poi siglarle e cederle in cambio di ciò che per lui è importante (i quattrini). Proprio in quest'ottica, diventa ancora più chiaro il ruolo di un maneggione come Andrea Dipré, il quale, facendosi pagare i suoi spazi televisivi dalle sue "scoperte" per poi, a quanto pare, proporre le loro opere a prezzi esorbitanti, alimenta un circolo vizioso che non risolve, non crea, non valorizza nulla. Il Dipré e le realtà a lui assimilabili, in fondo, non sono altro che una naturale conseguenza della mercificazione dell'arte e questa è una cosa ovvia. L'ultima domanda da porsi è: per quale motivo Osvaldo Paniccia era noto? Certo non perché le sue opere abbiano o meno un valore (non è questo ciò cui vogliamo dare risposta), ma perché il suo modo di apparire come un soggettone, un pazzoide, un vero outsider, ci fa pensare che anche noi probabilmente, nei suoi panni, avremmo assoldato qualche cialtrone per un po' di visibilità in più e ci ricorda che, in definitiva, siamo come lui: umani. Perciò, affezionato lettore, la prossima volta che ti troverai a visionare questo filmato, non ridere di Osvaldo Paniccia, perché Osvaldo Paniccia sei anche tu.

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Morirono così