LANDRUM, CAROLINA DEL SUD, USA - Abbiamo parlato di gente fissata con gli asini e con i lama, ma c'è una categoria di persone ben più diffusa: le gattare. Nessuno sa di preciso come si diventa gattare, succede e basta; magari ti prendi un gatto, poi un altro, poi un altro e alla fine ti ritrovi la casa zeppa di mici, non fai altro che vedere FBI Operazione Gatto e Il gatto venuto dallo spazio con i tuoi amici a quattro zampe e in men che non si dica ti ritrovi in strada a lanciare gatti addosso alla gente. Anche Lilian Jackson Braun era una gattara, ma aveva trovato un modo per sfogarsi: scrivere libri gialli. La Braun era infatti l'autrice della fortunata serie di romanzi nota come "Il gatto che", ben 30 libri il cui titolo inizia proprio per "Il gatto che" (Il gatto che leggeva alla rovescia, Il gatto che annusava la colla, Il gatto che non c'era, Il gatto che conosceva il cardinale e così via). I protagonisti sono sempre gli stessi: un reporter e i suoi due gatti siamesi, Koko e Yum Yum (che nomi del cazzo), alle prese ogni volta con un assassinio da risolvere; particolarità della serie è che il mistero viene solitamente risolto grazie all'intuito di Koko, il gatto, che aiuta il padrone evidentemente deficiente a trovare indizi fondamentali (che poi, come fa, scagazza sulla gamba dell'assassino? Porta l'arma del delitto davanti alla porta di casa come fa con gli uccelli morti? Boh). Come altri scrittori vecchiacci e testardi, era tecnofobica, tant'è che ha sempre scritto i suoi romanzi con una semplice macchina da scrivere. Incredibile, in un epoca dove persino i gatti usano il computer. link |
giovedì 16 giugno 2011
Lilian Jackson Braun (1913-2011) |