IL MORTO DEL MESE

venerdì 25 novembre 2016

Ada "Sayonara" Pace (1924-2016)

RIVOLI, ITALIA - E dai, facciamolo un necrologio! Questo mese ha tagliato il traguardo della vita Ada "Sayonara" Pace (un'altra decina d'anni e avrebbe potuto partecipare al Motomondiale Supervecchiacci), pilota di auto e moto che ebbe notevole successo negli anni '50/'60 (è solo una coincidenza se celebriamo una donna cazzuta proprio nella Giornata mondiale contro bla bla). Preferendo di gran lunga le pilotesse d'aerei, negli ultimi anni ci siamo persi qualche corridrice degna di nota (come Maria Teresa de Filippis o María de Villota), quindi ci rifacciamo spendendo qualche parola per la sempre sorridente Ada Pace, che tanto fece irritare i maschi colleghi. Dopo i successi iniziali in Vespa, passò alle gare automobilistiche, finché non vinse la sua prima gara, la Torino-San Remo del '51; gli organizzatori non sapevano neanche come premiare la vincitrice, dato che da regolamento non era previsto vincesse una donna (l'accolsero infine con un mazzo di fiori). Passato lo sgomento iniziale, gli avversari cominciarono a rosicare sul serio, tant'è che spesso e volentieri reagivano alle sue vittorie a colpi di reclami ufficiali, almeno uno dei quali finito in tribunale; una volta fu persino lasciata sola sul podio, dato che gli altri due sfigati si rifiutarono di dividerlo con lei. Col tempo prese l'abitudine di attaccare al posto della targa posteriore la scritta "Sayonara", che notoriamente in giapponese significa "arrivederci" (o, meglio, "addio"), come a dire "ti sto superando, ci vediamo al traguardo". "Sayonara" col tempo divenne il suo soprannome, tanto che lo utilizzava anche come nome ufficiale durante l'iscrizione alle gare. Beh, sayonara Ada Pace, sei stata una grande.
Per me sono state tutte vittorie bellissime, perché ogni volta ero sola contro tutti, ogni volta, vincendo, dimostravo qualcosa di più. E mi divertivo anche, facevo cose pazze: ero capace di correre nella stessa gara con più macchine, in diverse categorie. Talvolta provavo il percorso di notte perché non avevo avuto il tempo di partecipare alle prove, magari perché impegnata in un’altra gara. Fu quello che mi successe, per esempio, nel 1959: partecipai al Gran Premio della Lotteria di Monza, e il giorno dopo, senza aver quasi provato il percorso, mi allineavo alla partenza della Veglio-Mosso, dove riuscii anche a vincere! Erano tempi meravigliosi.
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Morirono così