IL MORTO DEL MESE

mercoledì 16 aprile 2014

Aldo Braibanti (1922-2014)

CASTELL'ARQUATO, EMILIA-ROMAGNA - Domanda: quali doti bisogna possedere per essere condannati per plagio? Risposta: basta essere antifascisti, omosessuali e liberi pensatori. E la campana suona oggi a morto per Aldo Braibanti, l'unico uomo mai condannato in Italia per il reato di plagio, ma procediamo con ordine: nel 1968, Aldo Braibanti, artista a tutto tondo tra i più completi che il nostro paesucolo abbia mai avuto ("l'unico vero genio italiano", dirà di lui Carmelo Bene), fu processato perché aveva circuìto tale Giovanni Sanfratello, "costringendolo" ad essere critico come lui nei confronti di qualsiasi forma di autorità. Il giovane proveniva da una famiglia ultrafascista, ultracattolica, ultraconservatrice ed ultraidiota che mai avrebbe accettato un figliuolo così "strambo" e così al giovanotto spettarono un bel po' di sedute di elettroshock e, una volta dimesso, alcuni assurdi obblighi tipo il divieto di leggere libri che avessero meno di cento anni. Al suo plagiatore, invece, spettò la galera. Pensate, durante il processo, il pubblico ministero arrivò a dichiarare:
Il giovane Sanfratello era un malato, e la sua malattia aveva un nome: Aldo Braibanti, signori della Corte! Quando appare lui tutto è buio.
In seguito, i molto più onesti Pasolini e Bene dichiararono rispettivamente:
Se c'e un uomo "mite" nel senso più puro del termine, questo è Braibanti: egli non si è appoggiato infatti mai a niente e a nessuno; non ha chiesto o preteso mai nulla. Qual è dunque il delitto che egli ha commesso per essere condannato attraverso l’accusa, pretestuale, di plagio? Il suo delitto è stata la sua debolezza. Ma questa debolezza egli se l’è scelta e voluta, rifiutando qualsiasi forma di autorità: autorità, che, come autore, in qualche modo, gli sarebbe provenuta naturalmente, solo che egli avesse accettato anche in misura minima una qualsiasi idea comune di intellettuale: o quella comunista o quella borghese o quella cattolica, o quella, semplicemente, letteraria... Invece egli si è rifiutato d’identificarsi con qualsiasi di queste figure - infine buffonesche - di intellettuale.
Un fatto ignobile. Uno dei tanti petali di questo fiore marcito che è l'Italia. Fu condannato a undici anni, per un reato mai tirato in ballo fino ad allora. Il plagio. Per giunta ai danni di un maggiorenne... Tutto è plagio, che scoperta! Qualunque soggetto pensante e parlante è quotidianamente sottoposto a plagio. In seguito, sempre troppo tardi, questo reato fu cancellato dal codice penale. Contro Braibanti si scatenò la rappresaglia del sociale, la vendetta delle masse. Era l'intellettuale migliore che avesse l'Italia all'epoca. Aveva interessi pittorici, letterari, musicali. Profeta in anticipo di trent'anni. Fu uno dei primi a condannare il consumismo. I "diversi" allora in Italia si contavano. Lui, Pasolini, pochi altri.
Ma era un'altra Italia. La nostra repubblica era, all'epoca, un work in progress. Era, diciamo... in uno stadio sperimentale. Oggi è tutt'un'altra storia: eh già... fosse successa oggi, 'na cosa del genere, probabilmente il Braibanti se la sarebbe cavata con un giorno a setimana a pulire culi in un centro anziani. Viva l'Italia!

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