IL MORTO DEL MESE

venerdì 27 dicembre 2013

Michail Timofeevič Kalašnikov (1919-2013)

IŽEVSK, MADRE RUSSIA - Non mangerà il panettone (si fa per dire) Michail Timofeevič Kalašnikov, padre del famigerato AK-47, l'Avtomat Kalashnikova 1947 goda (Arma automatica di Kalašnikov dell'anno 1947), il Kalašnikov, appunto. Amato anche da donne, bambini, terroristi e camorristi, per la sua semplicità d'utilizzo, affidabilità e facilità di costruzione il Kalašnikov è in assoluto il fucile d'assalto più noto e usato al mondo da sessant'anni a questa parte, nonché il più diffuso (si stima che ne vengano prodotti un milione all'anno, più di tutti gli altri fucili messi insieme). Suvvia, chi non ne ha mai imbracciato uno, almeno nei videogiochi? In svariate parti del mondo è diventato un simbolo della lotta rivoluzionaria, tanto da comparire sulla bandiera nazionale del Mozambico (dove è usuale chiamare "Kalash" i propri figli) o su quella di Hezbollah, mentre in Egitto ci hanno perfino fatto un monumento. Il suo omonimo inventore, benché fiero della sua creatura, ha più volte espresso rammarico per la sua diffusione incontrollata, in fondo voleva solo contribuire alla difesa della sua patria; col senno di poi, ha ammesso che avrebbe preferito aver inventato un tagliaerbe. Ve lo immaginate? "Caro, l'erba del prato ha raggiunto livelli incontrollabili", "E va bene, vado da Brico a comprare un Kalašnikov".

Forse a nessuno frega un cazzo che...
Nonostante l'incredibile successo dell'AK-47 e derivati, Kalašnikov non c'ha mai guadagnato un rublo (comunisti...), ma in tempi recenti ha messo su un giro d'affari legato a svariati oggetti che portano il suo nome: coltelli, ombrelli e persino la Vodka Kalašnikov, venduta in una fichissima edizione limitata con la bottiglia a forma di fucile (che stile... e costa solo 155 €).
La Vodka Kalašnikov è fatta con il grano coltivato in Russia e con l'acqua del Lago Ladoga a nord di San Pietroburgo. Si beve meglio in compagnia di amici e belle ragazze.
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Morirono così